Cosa è l’alimentazione sostenibile secondo i canoni delle organizzazioni e protocolli esistenti ?
La FAO, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, definisce l’alimentazione sostenibile come un'alimentazione a ridotto impatto ambientale che soddisfa le linee guida nutrizionali dal punto di visto economico, dell’accessibilità e dell’accettabilità culturale.
Il concetto di sviluppo sostenibile appare per la prima volta nel 1987 all’interno del Rapporto Brundtland, un documento rilasciato dalla Commissione mondiale e lo sviluppo definendolo: “Uno sviluppo che soddisfi i bisogni del presente senza compromettere le possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri”.
In questo senso l’agricoltura sostenibile indica un sistema integrato di produzione di piante e animali con un’applicazione locale che sia in grado di sviluppare il bisogno umano, migliorando la qualità delle risorse naturali, attraverso l’uso di risorse rinnovabile e autoprodotte.
D’altro canto, un ruolo importante nella sostenibilità ambientale e nella corretta alimentazione è svolto dal consumatore. È importante che siano adottati alcuni comportamenti che giocano un ruolo fondamentale nel determinare la salubrità dell’ambiente:
Consumare meno cibo: nonostante in una porzione importante del pianeta la denutrizione sia ancora una realtà, la tendenza al sovra consumo alimentare è molto diffusa nel mondo. Infatti, l'alimentazione eccessiva incentiva un tipo di agricoltura e allevamento intensivo e poco rispettoso dei ritmi della Natura nonché dall’impatto ambientale spesso evidente;
Meno spreco alimentare: secondo le stime in Europa vengono sprecate circa 88 milioni di tonnellate di cibo, il 53% del quale è costituito da spreco domestico.
Riduzione degli ingredienti ad origine animale: la produzione di alimenti di origine animale non solo ha un maggior impatto ambientale, ma richiede un maggior dispendio di risorse rispetto a quelle necessarie per i prodotti di origine vegetale. Ne consegue che i consumatori dovrebbero preferire alimenti sostenibili di origine animale come il pollame, il pesce pescato e ridurre i consumi di carne rossa, latticini e uova; allo stesso tempo sarebbe opportuno inserire nell’alimentazione un maggior apporto di prodotti di origine vegetale come frutta, verdura, cereali e legumi. Inoltre un consumo di alimenti di origine animale è associato ad un maggior rischio di ipertensione, ictus, diabete di tipo 2 e alcune forme di cancro.
Un elemento da non sottovalutare è il ruolo svolto dai modelli di business delle grandi aziende e corporazioni che hanno come mission quello di ridurre i costi di produzione: queste realtà fanno un largo impiego di pesticidi velenosi e fertilizzanti chimici, ormoni della crescita e antibiotici animali che hanno un impatto nocivo non solo per la salute delle individui, ma hanno effetti collaterali anche sul pianeta. Da questo punto di vista, è opportuno ricordare come i consumatori, ancora una volta, possano dare il proprio contributo per interrompere il malcostume, scegliendo prodotto che provengono da aziende a conduzione familiare o che sono certificati nel non utilizzare pesticidi.
Perciò la figura dell'agricoltore-guardiano dell'ambiente è stata per anni l'emblema di un «altra agricoltura», quella non improntata alla produttività e alla redditività, ma relegata nelle aree marginali dove appunto l'unica opportunità poteva essere la salvaguardia dell'habitat.
L'affermazione progressiva in tutti i settori, e in particolare nell'agricoltura, di uno sviluppo produttivo sostenibile, la multifunzionalità, i cambiamenti climatici, le agro energie, l'abbandono di terre fertili, ma soprattutto i nuovi orientamenti della Politica agricola comunitaria hanno però progressivamente spostato il tiro. L'agricoltura si è sempre più saldata con le politiche ambientali che ne stanno diventando il vero humus.
Qualità e sostenibilità sono diventati gli asset del settore che sta gradualmente allargando i suoi storici confini. La multifunzionalità, che ha trovato in Italia il suo riconoscimento giuridico nella legge d'orientamento, spartiacque tra la vecchia e nuova agricoltura, ha sicuramente dato un impulso forte a una strategia che pone al centro redditi ed efficienza ma anche tutela del bene terra e salvaguardia dei paesaggi rurali.
E, d’altra parte, lo stesso concetto di «beni pubblici» divenuto il nuovo «mantra» della Commissione europea, in vista della riforma della Pac post 2013 (click per vedere il sito), mira a codificare e in qualche modo a quantificare i benefici prodotti dall'attività agricola oltre la normale produzione di cibo soprattutto in termini di tutela dell'ambiente. La parte più consistente delle risorse finanziarie dello sviluppo rurale d'altra parte è rappresentata proprio dalle misure agro ambientali. Una funzione premiata dagli incentivi di Bruxelles che deve essere declinata e recepita dalle aziende alle quali però è stato già imposto uno standard minimo ambientale per accedere ai premi comunitari.
Un indirizzo dettato dalla necessità di creare un clima di consenso da parte dei cittadini- consumatori nei confronti della Pac e dei suoi sussidi, ma che spesso per la filiera agricola si traduce in vincoli troppo stretti e «oscuri» e con oneri pesanti. Che rischiano di mettere fuori mercato le imprese europee costrette a competere con paesi che possono operare con maglie decisamente più larghe.
Dunque ambiente in primo piano, come scelta convinta e consapevole delle imprese come dimostra la drastica riduzione dell'uso di fitofarmarci e la crescente diffusione di prodotti biologici, di lotta integrata e agricoltura blu. Ma anche necessità di evitare atteggiamenti talebani che potrebbero privare il nostro paese di risorse strategiche.
Va anche sottolineato il fondamentale ruolo sociale dell'agricoltura volàno delle aree marginali non solo per la funzione di presidio del territorio, ma anche per la capacità di diventare punto di riferimento della comunità.
Sono questioni al centro del dibattito a cui il dettagliato studio (click per vedere il sito) INEA
offre sicuramente nuovi spunti. Una base importante anche per sollecitare un'attenta valutazione della politica nei confronti di un mondo che sta dando segnali nuovi e interessanti.
In termini di innovazione, ricerca, ma anche di rilancio dell'occupazione. Proprio dall'agricoltura infatti stanno arrivando primi timidi segnali di ripresa in controtendenza rispetto al sistema produttivo.
Per questo è fondamentale l’uso del suolo, oltre ad essere una risorsa fondamentale per la sua funzione produttiva, svolge importanti funzioni regolatrici degli ecosistemi, tra cui i processi di bio degradazione, la regimazione dei flussi idrici, la conservazione della biodiversità e non ultimo la conformazione del paesaggio. La competitività economica e la sostenibilità ambientale dell’agricoltura dipendono in misura sostanziale da questa risorsa, per cui è particolarmente importante osservare in dettaglio le principali tendenze riguardanti le destinazioni d’uso, la composizione colturale e le pratiche adottate nella coltivazione.